La visione della condivisione

Qualche tempo fa mi è stato chiesto un parere, in quanto esperto in materia, su un articolo che parlava dei problemi di funzionamento del WiFi in treno.
Si parlava della copertura radio inevitabilmente a singhiozzo lungo le tratte ferroviarie, dei frequenti cambi di cella critici soprattutto sugli AV, del fatto che, in ultima istanza, il WiFi è pur sempre un mezzo condiviso tra più persone.
Per aver confermato la validità e l'attualità delle problematiche descritte sono stato tacciato di non avere visione, dato che l'articolo era ormai vecchio di 2 anni.
Qualche anno fa, mi è stato detto, i cellulari avevamo lo schermo in bianco e nero e servivano solo per telefonare e mandare SMS. Ora invece siamo nell'era degli smartphone e si fa prima ad elencare quello che ancora non sono in grado di fare.
Punto nell'orgoglio dalla critica, due considerazioni sono venute spontanee in mia difesa ma le ho tenute nella solitudine della mia scatola cranica.
La prima è che trent'anni fa i registi visionari dei film di fantascienza postulavano un 2000 con auto volanti capaci di alimentarsi riciclando rifiuti, ed invece noi siamo ancora qui soffocati dalla spazzatura e dal trasporto su gomma.
La seconda è che non sempre una visione, anche azzeccata, migliora la vita.
Tanto per citare alcuni esempi: nell'epoca pre-smartphone non esistevano i gruppi whatsapp dei genitori, se non ci si ricordava qualcosa si apriva un libro e non il browser, si consultava il vocabolario e non wikipedia, nella peggiore delle ipotesi, per combattere la noia, si giocava a Snake ma ci si teneva il punteggio tutto per sé.
Eravamo capaci di passeggiare guardandoci intorno, ora alziamo la testa della schermo solo per cercare dove ricaricare le batterie, come degli zombie che bramano cervello.
Ma torniamo al punto di partenza: il vero problema del WiFi in treno non è la qualità ma la sua effettiva utitlità.
In un viaggio in treno ci sono tante altre cose che si possono fare.
Per cominciare ci si può godere il paesaggio. Molti percorsi ferroviari offrono squarci indimenticabili.
Si può poi provare a perdere contatto con la realtà abbandonandosi ai propri pensieri e riprenderlo in brevi momenti, cercando di capire dove ci ha portato il viaggio nel frattempo.
Si può tentare di imparare la geografia provando a indovinare il nome delle tappe intermedie, quelle con le stazioni più piccole.
Extrema ratio, si può leggere. Va bene tutto: un giornale, una rivista, meglio ancora un libro e preferibilmente su carta.
Perché un libro di carta puoi condividerlo realmente, in elettronico nonostante gli smartphone fai pure fatica a regalarlo, per lo meno in Italia.
Ed eccola qui la mia visione. 
Metterei sui treni dei punti dove condividere liberamente i libri.
Ogni passeggero ne lascia uno già letto e ne prende un altro, scelto tra quelli lasciati da altri passeggeri. E così via da un viaggio all'altro, da un treno all'altro, da un passeggero all'altro si crea un "social" reale di libri (di carta) e di lettori (in carne ed ossa).
Chissà che poi in un viaggio ti trovi a chiacchierare col proprietario originario del libro che stai leggendo e scopri cose che neanche su Android (per non parlare di iOS) riesci a trovare...



Commenti

Post più popolari