Vacci-NO, Vacci-NI, Vacci-SI

Vacci-NO, Vacci-NI, Vacci-SI

Quella dei vaccini, si sa, è una questione spinosa non tanto per i contenuti intrinseci, comunque complessi, quanto per l'innata propensione italica a ridurre tutto ad un acceso confronto tra opposte fazioni: guelfi o ghibellini, vaccinatori seriali o untori.
A far scendere nuovamente in campo le fazioni il recente servizio di Report sul vaccino contro il Papilloma Virus volto non a confutare l'efficacia del vaccino in questione quanto a porre l'attenzione sul tema della farmacovigilanza ossia cosa accade quando hai una reazione avversa al vaccino stesso.
Difficile negare che quello della farmacovigilanza sia un tema centrale dal momento che il principio base di un vaccino è quello di stimolare la produzione di anticorpi da parte del soggetto ricevente attraverso l'iniezione, nel soggetto stesso, di una "opportuna" dose di microrganismi che quegli anticorpi devono debellare. 
Il rischio che quella "opportuna" dose, in alcuni casi, possa far male è oggettivo. 
Il noto medico ed alchimista svizzero Paracelso già in epoca rinascimentale osava affermare che "è la dose che fa il veleno". 
A me lo ricorda tutte le mattine una tazzina da caffè perchè il principio vale in generale per qualunque sostanza. 
Dunque il tema della farmacovigilanza è centrale ed è funzionale ad un uso consapevole e, quindi, diffuso delle vaccinazioni.
Invece di invocare falsi allarmismi e presunte campagne diffamatorie sarebbe stato più corretto ricordare che siamo alle porte della Settimana delle Vaccinazioni (iniziativa mondiale indetta dall'OMS) e cercare di fornire delle guide informative volte ad evidenziare il ruolo chiave della prevenzione.
Esiste un Quaderno delle vaccinazioni che, malattia per malattia, evidenzia l'andamento epidemico negli anni mettendolo in relazione con l'introduzione del corrispondente vaccino. In alcuni, molti casi l'efficacia della vaccinazione è evidente, in altri meno. Ad esempio è chiara l'importanza delle vaccinazioni obbligatorie in età pediatrica mentre il vaccino contro l'influenza stagionale, essendo tarato sul virus dell'anno precedente, ha valori di efficacia tali da giustificare chi, in alternativa al vaccino stesso, opta per una cura che fortifichi le difese immunitarie.
Di fronte ad un problema complesso serve una posizione consapevole che si può raggiungere solo attraverso una corretta diffusione delle informazioni chiave.
Gridare allo scandalo ed equiparare, da un punto di vista di media e dichiarazioni politiche, il tema vaccini al sondaggio sul fascino delle donne dell'est non va esattamente in questa direzione. Ma di fatto è quello a cui abbiamo assistito.
Personalmente mi convince poco anche la posizione dei medici (dottori dotati di laurea scientifica) che ne fanno una questione deontologica, quando dovrebbero essere numeri e statistiche a parlare sorretti da un efficiente sistema di farmacovigilanza.
Anche pagare le tasse è una questione deontologica (oltre che un obbligo di legge) eppure il 30% degli italiani non lo fa ma desta meno scalpore di chi nutre dubbi nei confronti di un vaccino.
Mi convince ancora meno la relazione diretta creata dai media tra il calo di vaccinazioni in età pediatrica ed il ricomparire di epidemie debellate.
I vaccini, nella storia della medicina, sono di certo tra i rimedi più efficaci trovati ma occorre riconoscere che nel debellare alcune malattie ha contribuito anche il complessivo miglioramento delle condizioni igieniche e della qualità della vita.
Perché allora non chiedersi se la presunta ricomparsa di malattie debellate non sia riconducibile anche alle sempre maggiori condizioni di indigenza e sporcizia in cui versa il paese. E' di qualche giorno fa la notizia di un bambino morso da un topo in un parco di Roma e non credo che il topo fosse vaccinato, nè tanto meno che abbia deciso di non farlo dopo aver visto Report.


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