Il bue e l'asinello

Il riferimento, nonostante il periodo natalizio (se pur a termine oramai), non è ai personaggi del presepe ma ai protagonisti del detto popolare secondo il quale l'uno continua imperterrito a dare del cornuto all'altro.
E' l'unica cosa che noi italiani, di qualunque sesso, età, ceto sociale, estrazione culturale, sappiamo fare bene anche perché ce lo abbiamo nella costituzione, sia quella scritta che quella fisica.
Deve trattarsi di un imprinting che ci viene dato da piccoli e che nel corso del tempo si radica e si rafforza perché chi ci governa, o dovrebbe farlo, lo utilizza come credo politico, secondo solo al "mantengo la poltrona" e "mi arricchisco a più non posso".
Qualche giorno fa un vecchietto in bici su un marciapiedi affollato apostrofava un bipede che faceva evacuare il proprio cane davanti ad una scuola.
Senza voler scomodare un "chi è senza peccato scagli la prima pietra" un minimo di senso civico e rispetto della comunità imporrebbe di farsi un rapido esame di coscienza prima di parlare.
Per carità l'abbandono della deiezione canina è reato grave, ma il marciapiedi in bicicletta non è da meno...tant'è che si chiama marciapiedi mica marciaruote.
D'altra parte se è vero che siamo carenti di piste ciclabili, non mi risulta esistano vespasiani per cani o per lo meno sono altrettanto carenti.
Con questa innata propensione alla polemica e all'accusa altrui, invece che per il rispetto ed il bene comune, è evidente che un questione come quella dei sacchetti bio crei un sollevamento popolare tanto rumoroso quanto vacuo.
Il popolo degli ecologisti contro il popolo dei complottisti.
I primi aggrediscono chiunque osi evidenziare che l'obbligo di pagamento (con prezzo del sacchetto addebitato già in fase di pesata) di un sacchetto nuovo ad ogni acquisto sappia un pò di imposizione, alias "imposta", alias alias "balzello", perdendo di vista il fatto che i sacchetti sono rinnovabili (solo) al 40%, per cui un riciclo degli stessi sarebbe decisamente più ecologico.
I secondi si scagliano contro il monopolio produttivo di un'azienda la cui proprietà sarebbe vicina a Renzi, dimentichi del fatto che l'uso dei sacchetti bio proviene da una norma europea che molte altre nazioni della comunità già applicano.
Il vero problema è che non siamo una nazione, men che meno possiamo ambire ad esserlo a dimensione europea.
Nelle nazioni dove, guarda caso, esistono le piste ciclabili e pestare escrementi canini è più raro di un Freccia Rossa in orario hanno applicato la norma prevedendo le retine riutilizzabili in alternativa ai sacchetti nuovi a pagamento.
A quelle latitudini, in compenso, avrebbero severamente protestato per aumenti ingiustificati di servizi ed infrastrutture essenziali come autostrade (che lì sono per lo più gratuite) luce e gas.
Aumenti che hanno accompagnato l'inizio del 2018 tricolore ma che sono passati inosservati di fronte al pasticcio del sacchetto bio.
Insomma, "chi vuol vendetta in BIO la metta".


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