Onore al merito

Fare carriera per meriti è una chimera. Luogo comune ma anche esperienza vissuta da chi, con un intelligenza nella media ed un minimo di ambizioni (lecite), si sia confrontato con le aziende italiane.
I fattori chiave sono altri:

  • le parentele/conoscenze, da non confondere con le competenze 
  • la rete di relazioni che hai saputo crearti
  • la fortuna

Se poi sei anche bravo certo la cosa non guasta, ma non è determinante.
L'effetto risultante sono le organizzazioni a "piramide rovesciata": tanti manager di alto livello (i cosiddetti trop manager) e pochi operativi realmente competenti e capaci di mandare avanti attività e progetti. Verrebbe da dire nonostante l'organizzazione aziendale, tant'è che negli States si comincia a teorizzare ed applicare il Nirvana organizzativo di un'azienda senza capi e ruoli predefiniti. Se l'olacrazia americana avrà la meglio sulla clientocrazia italica è storia da scriversi, nel frattempo a me basterebbe che si imparasse a non confondere onore e meriti.
Già perché un altro malcostume tipicamente italico è l'attribuzione onorifica del titolo di studi solo in funzione del ruolo e del potere che eserciti in azienda.
Fino ad un certo livello organizzativo la comunicazione è informale, il che facilita i rapporti, velocizza gli scambi, favorisce il raggiungimento dei risultati. Poi, da un certo livello in poi, la comunicazione si irrigidisce e si perde nei congiuntivi azzardati e nella terza persona accompagnata dal titolo di studi: il dottor tizio, l'ingegner caio.
Che ci si dia del lei ci può stare, mantenere le distanze è un bene per entrambi.
Che io sia io e che lei sia l'Ingegner lei lo capisco meno.
Siamo laureati entrambi, siamo dottori entrambi, siamo ingegneri entrambi (almeno io lo sono, ho fatto gli esami di abilitazione).
Anzi se tanto mi dà tanto è molto probabile che la mia laurea in quanto a valore intrinseco, venendo nel mio caso a mancare i fattori chiave di cui sopra, valga anche più della sua.
Lì dove il merito ha contato realmente diamo onore al merito ma non confondiamo onore e merito.
Recuperiamo pure l'uso della terza persona, ma per favore basta confondere il merito vero con il ruolo aziendale.
Se la terza persona vuole proprio un titolo di accompagnamento, c'è sempre il "megapresidente" di fantozziana memoria, quello della scritta in cielo, proprio da dove Villaggio continua a guardare la triste realtà che ha abilmente descritto nei suoi film.


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